Quel cartello verde che spunta nelle città europee: a cosa serve davvero (e arriverà anche in Italia?)

Il nuovo cartello verde della velocità consigliata arriva in Europa: a cosa serve e perché potrebbe essere utile anche in Italia, tra sicurezza e buonsenso.

Se viaggiate un po’ in Europa, magari vi sarà capitato di notarlo: un cartello rotondo identico a quello dei limiti di velocità… ma con una banda verde tutt’intorno. Nessun divieto, nessun obbligo, nessuna multa in arrivo: è semplicemente un invito. Suggerisce la velocità consigliata in zone “sensibili”, ossia quei tratti cittadini in cui è meglio andar piano perché aumentano pedoni, negozi, scuole, ospedali, attraversamenti continui, distrazioni di ogni tipo.

A cosa serve il cartello verde?
Quel cartello verde che spunta nelle città europee: a cosa serve davvero (e arriverà anche in Italia?) – afineb.it

Uno strumento di buon senso, insomma. Eppure in Italia non esiste — o meglio: esiste qualcosa di simile, ma non lo possiamo usare dove servirebbe davvero.

In Italia c’è già un cartello simile (ma ha un grosso limite)

Il nostro Codice della Strada prevede da oltre trent’anni il segnale di velocità consigliata. È quello blu (o verde sulle autostrade) con il numero bianco e un bordino chiaro. Recita così: “Velocità che si consiglia di non superare in condizioni ottimali di traffico e meteo”. Non obbliga nessuno: se superi il valore consigliato ma resti dentro i limiti di legge, non commetti alcuna infrazione.

Il punto è che il Regolamento del 1992 stabilisce che questo cartello può essere usato solo su strade extraurbane o autostrade. Quindi nelle città non è previsto.

Ed è questo il grande paradosso: per segnalare un tratto sensibile all’interno della città (davanti a una scuola, lungo una via commerciale, vicino a un ospedale) i comuni italiani non possono limitarsi a consigliare prudenza ma sono costretti a imporre nuovi limiti più bassi. Una scelta che spesso genera polemiche, appesantisce la guida e crea ulteriori obblighi anche dove basterebbe un’indicazione di buonsenso.

E così in mezza Europa spuntano cartelli verdi che “educano” alla prudenza mentre, da noi, la prudenza non si può neppure suggerire.

Funziona davvero? E perché molti paesi lo stanno adottando

Regno Unito, Francia, Spagna e altri paesi lo stanno già usando — in alcuni casi come sperimentazione, in altri come strumento stabile. Il principio è semplice (ed è decisamente educativo): nelle zone a rischio è meglio dare indicazioni comportamentali, non solo obblighi.

D’altro canto, secondo le analisi citate dal World Resources Institute nella sua Guide for safe speeds, la sola segnaletica non basta ma può incidere positivamente se accompagnata da:

attraversamenti rialzati,
dossi o riduttori di velocità,
una progettazione urbana più attenta,
e — soprattutto — la responsabilità degli automobilisti.

Il cartello verde non è una “cura miracolosa”, ma fa parte di un pacchetto più ampio: aiuta a stabilizzare il traffico, riduce frenate improvvise e invita a una velocità più armonizzata, evitando il clima punitivo che spesso accompagna i limiti troppo stringenti.

Introdurlo in Italia richiederebbe un intervento del Ministero dei Trasporti e una campagna di comunicazione massiccia: altrimenti, il rischio è creare confusione tra i conducenti. Ma se funziona nel resto d’Europa, perché non dovrebbe funzionare da noi? E se un semplice suggerimento può aumentare sicurezza e civiltà stradale, perché non provarci?

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