I Palazzolesi non l’hanno mai digerita, ma Palazzolo Acreide resta un gioiello assoluto

Palazzolo Acreide, perla barocca dagli antichi fasti greci, resta uno dei borghi più affascinanti della Sicilia, oltre ogni polemica televisiva.

Nel 2019 Palazzolo Acreide finì d’un tratto al centro di una tempesta mediatica. “Il Borgo dei Borghi”, la finale su Rai 3, il televoto che premiava la cittadina siciliana… e poi il ribaltone: Bobbio vince grazie al voto decisivo della giuria. Da lì, un piccolo caso nazionale, interrogazioni parlamentari, accuse di conflitto d’interessi e l’intervento dell’allora deputato Michele Anzaldi: “Serve chiarezza dalla Rai”. Chiarezza non fu mai fatta e il titolo rimase a Bobbio.

Palazzolo Acreide è un borgo bellissimo della Sicilia orientale
I Palazzolesi non l’hanno mai digerita, ma Palazzolo Acreide resta un gioiello assoluto – afineb.it

A distanza di anni, però, quel clamore ha lasciato spazio alla realtà: Palazzolo Acreide è una cittadina talmente unica che nessuna mancata incoronazione ne cambia il valore. Perché questo borgo sui monti Iblei – fresco d’inverni quasi non fossimo in Sicilia – è uno dei luoghi più sorprendenti del Sud Italia.

Barocco, radici greche e un’anima che non somiglia a nessun’altra

Per raccontare Palazzolo bisogna partire dall’inizio. Il suo nome, “Acreide”, affonda in Akrai, colonia di Siracusa fondata attorno al 664 a.C. Tucidide la cita direttamente, e ancora oggi l’antica città greca vive in uno dei siti archeologici più suggestivi dell’isola con teatro antico, latomie, agorà e i resti del bouleuterion.

Siamo in un territorio il cui fascino è fortemente legato alla sua storia, fortemente stratificata: prima gli abitanti dell’età del bronzo (le necropoli che ricordano Pantalica), poi i greci, i romani, i bizantini, gli arabi che arrivarono nell’827, e infine i normanni.

Il borgo attuale nasce proprio da loro, intorno a un palatium medievale che ha dato origine al nome Palatiolum, poi divenuto Palazzolo. Il castello normanno domina ancora oggi la parte alta, come un vecchio guardiano di pietra.

E poi c’è il barocco. Quello autentico, quello che fa parte del Val di Noto e che l’UNESCO ha celebrato nel 2002. A Palazzolo due edifici sintetizzano perfettamente questa grandezza: la Basilica di San Paolo e la Basilica di San Sebastiano, due delle chiese più belle dell’intera Sicilia orientale. Facciate maestose, scale scenografiche, pietra iblea che cambia colore con la luce.

Un borgo che vive: feste, tradizioni, sapori e un’identità fortissima

Ma Palazzolo Acreide non è un set immobile. È un borgo vivo, con una tradizione festiva che rasenta il teatro popolare: San Paolo, San Sebastiano, l’Addolorata, il Carnevale (tra i più antichi dell’isola). Processioni, bande musicali, riti antichi, voti scalzi, nzareddi, esplosioni di devozione che raccontano un popolo intero.

E poi il cibo: la celebre salsiccia palazzolese (che lo scrivente adora e ritiene la più buona nell’intero Pianeta), l’olio dei monti Iblei, le paste di mandorla, le erbe spontanee che profumano ogni piatto (timo, finocchietto, origano). Palazzolo è uno di quei luoghi in cui la cucina non è folklore: è identità.

A questo si aggiunge una ricca vita culturale, dal Museo Archeologico Judica alla Casa-Museo di Antonino Uccello, che custodisce la memoria antropologica degli Iblei. Senza dimenticare cinema e letteratura, che a Palazzolo Acreide sono (e sono state) di casa: da “Gente di rispetto” tratto da Giuseppe Fava a Zeffirelli, da La Piovra a “Nati stanchi”.

Perché Palazzolo Acreide merita un viaggio (al di là di qualsiasi classifica e sterile polemica)

Forse la polemica del 2019 ha avuto un effetto involontario: far scoprire a moltissimi italiani un borgo che merita attenzione per ragioni molto più serie di un televoto.

Palazzolo è storia greca perfettamente inserita in un borgo barocco. È cultura, natura, archeologia, feste popolari. È Sicilia, ma è anche qualcos’altro: un altopiano che d’inverno gela, che regala una luce diversa, oltre che un ritmo lento che ricorda certi paesi dell’Appennino più che il cliché mediterraneo.

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