Black Friday e shopping online: soffriamo tutti (un po’) di oniomania

Black Friday e shopping compulsivo: la verità sull’oniomania, il disturbo che trasforma l’acquisto in dipendenza. Cos’è, perché nasce e come si cura.

Se c’è un periodo dell’anno che mette alla prova i nostri impulsi, è questo: notifiche ovunque, carrelli pieni “perché tanto è scontato”, offerte che scadono a mezzanotte (causandoci una discreta FOMO) e un’ansia silenziosa che ci accompagna mentre scorriamo pagine e pagine di prodotti.

Cos'è l'oniomania?
Black Friday e shopping online: soffriamo tutti (un po’) di oniomania – afineb.it

La verità, ormai confermata da psicologi e terapeuti, è che la società del consumo ha reso la compulsione all’acquisto non solo comune, ma quasi strutturale (non ci fosse, è possibile che il sistema collasserebbe). E sì: il termine per definirla esiste già da oltre un secolo – oniomania (dal greco onios = “in vendita,” mania = follia), la tendenza a comprare in modo impulsivo e incontrollato (è altresì nota come sindrome da acquisto compulsivo).

Non è un vezzo, non è frivolezza: è un disturbo psicologico riconosciuto, radicato in dinamiche emotive e sociali che spesso non vediamo arrivare e il Black Friday, con la sua retorica da “corri o perdi l’occasione”, è il terreno ideale per farla emergere.

Quando comprare smette di essere un piacere e diventa un sintomo

Gli psicologi lo spiegano bene: la compulsione non guarda al tipo di prodotto, ma al meccanismo che ci spinge a cliccare “acquista”. Non colpisce solo chi accumula vestiti o scarpe; può scatenarsi con tecnologia, cosmetici, oggetti per la casa, perfino corsi online.

Le spie d’allarme sono sempre le stesse (e hanno molto in comune con altre compulsioni tristemente note):
– si compra per colmare un vuoto, non per necessità;
– la soddisfazione è immediata ma dura pochissimo;
– dopo l’acquisto arriva il senso di colpa;
– si nascondono gli ordini, si minimizzano le spese, si “aggiusta” mentalmente la realtà.

Alcuni dati clinici suggeriscono che l’oniomania colpisce più le donne ed è spesso legata a accessori, abbigliamento o beauty. Negli uomini emerge più facilmente con tecnologia, gadget e elettronica.

Ma se le abitudini possono essere diverse, dietro c’è stessa dinamica psicologica e, in genere, sono due le ragioni per cui si diventa oniomaniaci:

La ricerca di gratificazione immediata
Comprare crea un picco dopaminico: il cervello se lo ricorda e chiede di ripeterlo e così la persona non è più attratta dall’oggetto, ma dal micro-brivido dell’acquisto.

L’acquisto come fuga emotiva
Lo shopping diventa l’equivalente di una coperta calda: un rifugio quando qualcosa nella vita reale fa paura, soffoca, o sembra ingestibile. Si compra per non sentire.

Per questo l’oniomania è spesso collegata a ansia, depressione, disturbi dell’umore, disturbi alimentari o dipendenze: non è l’acquisto il problema, è ciò che prova a nascondere.

Come si cura davvero (spoiler: non strisciando la carta meno spesso)

Come immaginabile, non esiste una strategia “fai da te” per liberarsi da questa spinta all’acquisto compulsivo. La terapia più efficace, spiegano gli specialisti, è la cognitivo-comportamentale: si lavora sulla consapevolezza, sulle emozioni che accendono l’impulso, sulle abitudini che mantengono viva la compulsione.

A volte, soprattutto quando coesistono ansia o depressione, si affianca un supporto farmacologico, ma sempre dopo una valutazione clinica seria.

Nel frattempo, piccoli accorgimenti realistici possono aiutare (e quelli, sì, sono “fai da te”: togliere carte salvate sullo smartphone; disattivare notifiche e newsletter commerciali; attendere 24 ore prima di qualunque acquisto “di pancia”; parlare apertamente con familiari o partner.

La parte più difficile? Ammettere che si ha un problema e che comprare non è più una scelta, è un automatismo.

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